[in alto: Simone Lucciola visto da se stesso, Ciro Fanelli, Alex Tirana, Hurricane Ivan]
[in basso: Simone Lucciola tout court]

giovedì 10 dicembre 2020

Bastimento carico di Santissimi - quindicesima puntata: Ian Curtis, Lemmy, Maradona

"But if you could just see the beautyThese things I could never describe
These pleasures a wayward distraction
This is my one lucky prize
Isolation, isolation, isolation
Isolation, isolation".

Terzo ed ultimo Santissimo della triade petro-ungarica, cioé del trittico dark destinato alle pareti di casa del mio paziente amico Fabio Petrungaro, che ringrazio ancora una volta di cuore.
Ça va sans dire, un nuovo Ian Curtis della Warsaw/Joy Division era, partendo da un primissimo piano d'epoca che ne esaltava il caratteristico sguardo allucinato, già proiettato, forse... "oltre".

La combo verde acqua/arancione per rompere un po' con il plumbeo cliché new-wave, e per trovare una sorta di armistizio con i colori pastello che piacciono a Fabio. Stay tuned for more rock'n'roll!


"I am the one, Orgasmatron, the outstretched grasping hand
My image is of agony, my servants rape the land
Obsequious and arrogant, clandestine and vain
Two thousand years of misery, of torture in my name
Hypocrisy made paramount, paranoia the law
My name is called religion; sadistic, sacred whore".

Il Santissimo del giorno è il nostro Padre Veramente Santo, ma anche zio acquisito e icona vivente - e infatti, vissuta - di speed e rock'n'roll, assunti sia insieme che separatamente. Ian Kilmister di Stoke-on-Trent, o come dicevan tutti Lemmy.
Il destinatario di questo pezzo, che ringrazio di cuore, è il mio storico amico Riccardo Rott, editore del sottoscritto con In Your Face Comix, ma soprattutto: il cugino Bone Machine al contrabbasso con il nome di battaglia di Big Daddy Rott.

Normalmente non scelgo foto con ombre espressioniste, ma mi sono innamorato di questa, così come mi innamorai di "1916" quando uscì sul mercato nel 1991, da una Motörhead band che sui giornali musicali davano per claudicante e agli sgoccioli, e che invece tanto peso avrebbe avuto e continua ad avere nella storia della musica, nonché nella mia (modesta) musica e nella mia vita: e qui doppia dedica per i fratelli Massimo Milazzo e Alessandro Milazzo, in scaletta anagrafica decrescente. Loro sanno perché.


"Sai perché mi batte il corazon?
Ho visto Maradona,
ho visto Maradona,
eh, mammà,
innamorato son!".

Primo Santissimo sportivo dall'inizio della serie, e a mia discolpa per quella che può sembrare un'operazione ruffiana (ma è un sincero tributo) posso soltanto dire che mi era stato commissionato molto prima che la santificazione assumesse un significato - purtroppo - più profondo. Committente d'eccezione, l'amico Fabio alias Tony Rocky Bronx, che ringrazio di cuore per avermi veramente sostenuto e cercato di "salvaguardare" (parole sue) per almeno una decade. Come biglietto da visita, mi incontrò al Forte Prenestino per una vecchia edizione di "Crack!", guidato dall'eccellentissimo Lucio Villani, e poi mi rampognò perché aveva un sacco di domande da pormi, e invece mi aveva trovato troppo sbronzo per condurre una conversazione coerente. Sono dettagli che non si dimenticano!

Per quanto riguarda i colori, la particolarità del soggetto mi imponeva di farmeli da me, e siccome Dios era con noi, a prima botta credo di essere riuscito a ottenere il celeste Argentina e il blu Ciuccio. Oro per il famoso orecchino, come ciliegina sulla torta, e allisciateci 'o bastone!

Gol gol gol!


Bastimento carico di Santissimi - quattordicesima puntata: Dean Martin, Lux & Ivy, Layne Staley

"When the world seems to shine like you've had too much wine...".

Dino Crocetti da Montesilvano alias Dean Martin, crooner. No, non è una puntata dei Soprano né (solo) un tributo all'Abruzzo: è ancora la collezione privata del mio amico Francesco Atripaldi, a cui va un Grazie particolare perché coi Santissimi ci sta praticamente tappezzando casa. Ma andrebbe detto anche che nel 1998 Gioventù Bruciata avrebbe dovuto incidere un secondo demotape punk '77, simile al primo che iniziava con "Singin' in the rain", e che io stavolta avrei voluto aprire il nastro con l'intro di "That's amore". Me la bocciarono ma mi rifaccio adesso.

Se oggi mi trovassi nella medesima situazione, comunque, opterei per "Innamorata".

Del Dean Martin in coppia con Jerry Lewis so poco e niente.


Santissimo della notte: potremmo dire che sono i Purkhisers, se fossimo in una sitcom; oppure potremmo dire che sono Lux & Ivy; oppure che sono stati i Cramps. O ancora, che sono il primo Santissimo doppio, o Santissimo bifronte, della serie. La Santa produzione ha messo l'assist in rete per l'amica Elisa Orsi, che ringraziamo di cuore per la pazienza infinita con cui ha atteso mesi perché l'eccezione alla regola fosse valutata come fattibile e dunque liquidata. Si poteva fare perché i due sono stati effettivamente un tuttuno, in quanto simbolo sessuale, innamorato, monomaniaco e perverso del Rock'N'Roll, e prosecuzione malvagia degli anni '50 di Link Wray. Per dirla alla Marco Funaro, per lo sfondo era d'obbligo il verde mostro.

Dei Cramps come band che veni vidi vici anche live, molto potrei raccontare e molto ho raccontato: a fumetti, per iscritto, nella precedente produzione Santa. Tiro fuori il vinile di "...Off the bone", la cui copertina è da meglio rivedere con occhiali 3D dei tempi in cui il cinema era volendo anche in Odorama, e già che ci sono ricordo con nostalgia una maglia bianca e nera trucidissima del suddetto combo, che ho sfoggiato per tutti gli anni '90 fino a consunzione.

"Come on baby the Cramp stomp
Bigger blast than the atom bomb!".


"And we die young
Faster we run".

Tuffo negli anni Novanta della mia adolescenza, secondo sfondo verde brillante e secondo Layne Staley degli Alice In Chains della vostra serie preferita: fratello gemello di quello realizzato un anno fa, e figlio della medesima fotosession dei tempi di "Dirt", ma con l'aggiunta dei suoi caratteristici occhiali da mosca, che notoriamente non toglieva mai (e per cui, nelle parole di Eddie Vedder, "non sapevi assolutamente che cosa facessero i suoi occhi").

Regalo di Eleonora Calvino per Davide Giorni, e io non posso che ringraziare entrambi per aver pensato a me. Ditelo con un Santissimo: meglio ancora se è stato un gran cantante e un brillante songwriter dal triste, ma iconico destino.

giovedì 5 novembre 2020

ČAPEK - Rivista di amenità e vita campestre

ČAPEK - Rivista di amenità e vita campestre, ha vinto il premio miglior realtà editoriale 2020 a 


Onorato di essere incluso nell'A-Team, ringrazio di cuore tutta la banda, e vado a illustrare il mio coinvolgimento nel fantasmagorico, doppio numero due! 160 pagine totali per 120 autori, e due riviste al posto di una: numero chiaro e numero scuro, come le pagine di "Rimmel"...
Beninteso, farò qualsiasi cosa Marcello Baraghini e Hurricane Ivan e l'onnisciente redazione mi chiedano di fare, ivi incluso continuare la mia serie sui rockers con una nuova storia sul tema del 2: ed ecco "Opera seconda", capitolo da aggiungersi a quelli analoghi già raccolti in "LO-FI" (GRRRzetic, Genova, 2010).



O ritrarre Marco "Trash" D'Alessandro - già fondatore con Stefano Tamburini e Massimo Mattioli del leggendario "Cannibale" - contestualmente al suo ritorno (quarant'anni dopo) in coppia con Thomas Bires! Intro di Michele Mordente, uomo-archivio del Tamburo con Muscles Edizioni Underground e tassello indispensabile per la riuscita della mandrakata. Sulla carta più bella del mondo, con il nero più tosto che abbia mai visto. Recuperatene copia con qualsiasi mezzo. Grazie a Costanza per avermi prontamente stipato e recapitato la mia. Qualche scatto dalla colonna romana: 




Le belle foto, comprese quelle che seguono, sono opera, in sequenza, di Costanza Fraia (me, Ivan, Trash, nella casa romana di quest'ultimo), Francesco De Luca (Marcello, Ivan e me da Giufà Libreria Caffè), e di nuovo Costanza (Marcello e me; Daniela Piretti, Caterina Gallo, Ivan, Marcello, Francesco e il sottoscritto per le strade di San Lorenzo).



venerdì 25 settembre 2020

Bastimento carico di Santissimi - tredicesima puntata: Rozz Williams, Tomata du Plenty, Peter Murphy, Tom Waits

Il più nero dei Santissimi è per la collezione dark di Fabio Petrungaro - che ringrazio di cuore - ed è l'icona stessa del death rock, nonché il modello ispiratore dell'immaginario e del look genericamente indicato come gothic: Rozz Williams. Volevo farlo da un bel pezzo, e in questa serie non poteva e non doveva mancare.
Poeta, performer, cantante dark-punk con i Christian Death e gli Shadow Project, antesignano rumorista con i Premature Ejaculation e agitatore di un numero sconsiderato di progetti musicali collaterali e più o meno bowiani, ebbe una vita breve ed incasinata che si concluse con un suicidio. Oggi sembra abbastanza dimenticato, o quantomeno non abbastanza ricordato.

Due capolavori assoluti con i Christian Death: "Only theatre of pain" e "Catastrophe ballet", che ho riascoltato a randa mentre spianavo i colori e pennarellavo cupamente.

"I sit and hold hands with myself
I sit and make love to myself
I've got blood on my hands
I've got blood on your hands
Blood on your hands
Blood".


Riaperta la produzione, aggiorniamo l'albo d'oro con una scansione propria del Santissimo eseguito per il mio amico Alberto Giannetti, che ringrazio di cuore per la sua fede ultrà: sempre sul pezzo con il punk californiano, un David Xavier Harrigan aka Tomata du Plenty, in camicia rossissima e con i capelli sparatissimi, come l'urlatore del logo dei suoi seminali ed indimenticati Screamers.

Il set hollywoodiano della Mira Lanza, a ben guardare, ammanca ancora di svariate figurine, ed io tutte le farei.


As I promised, riprende la serie Santissima, e riprende anche la collezione gothic/death rock per le pareti dell'amico Fabio Petrungaro, giunta qui al pezzo numero due. L'immagine è famosissima e il soggetto è il Principe delle Tenebre in persona, Sua Maestà Peter Murphy, in quell'epoca a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta in cui è stato il frontman della più grande band di genere mai esistita al mondo: i Bauhaus. Il mio parere non è sindacabile, come non lo è il physique du rôle del Bowie oscuro from Germany, né il fatto che il sunnominato ensemble - assieme ai Christian Death - rappresenti l'anello di congiunzione tra il punk e questo particolare e specifico versante della new wave, che non chiameremo "dark" per pudore.

"The bats have left the bell tower
The victims have been bled
Red velvet lines the black box
Bela Lugosi's dead
Bela Lugosi's dead
Undead, undead, undead".


Certuni si imbriacano e poi danno la colpa al pianoforte: è il caso del roscio Tom Waits, che con la sua faccia da Dylan Thomas diventa il terzo Santissimo consecutivo su sfondo grigio (ci preso gusto? Devo finire il tubo?), a gentile richiesta del mio amico Andrea Lopolittle, che ringrazio di cuore. Durante la realizzazione ho ascoltato per tutto il tempo "Rain dogs" e "Small change", e li ho amati. Dovevo santificarlo prima, he deserved it.