[in alto: Simone Lucciola visto da se stesso, Ciro Fanelli, Alex Tirana, Hurricane Ivan]
[in basso: Simone Lucciola tout court]

venerdì 31 maggio 2019

Bastimento carico di Santissimi - decima puntata: Morrissey, Fabrizio De André, Poison Ivy

Anche se è domenica, la produzione non molla!

E senza che io abbia riascoltato, brandendo acrilici e pennarelli, "Meat is murder", "The Queen is dead", o altro qualsivoglia vecchio album degli Smiths, tiro fuori - nel silenzio assoluto di un lieve ma non invalidante hangover - il Santissimo Morrissey da lungo tempo richiestomi dall'amico musicista Piero Meglio, che ringrazio di cuore per il destro che mi ha portato a cimentarmi nella riproduzione del ciuffo più alto di Manchester dei tempi belli, su sfondo super magenta.

P.S. Apprezzo meglio i suoi dischi con l'avanzare degli anni.


Un secondo De André, ancora più o meno anni settanta come il primo che ho fatto, ma su sfondo blu ceruleo e con lunga cicca grigia pencolante, che fa pendant con il maglione. A grande richiesta del mio amico Igino Camerota, che ringrazio di cuore per questa e per varie altre ragioni. Colonna sonora Santissima: i due dischi che più amo del bravo canzonettista. I più attenti sanno già quali sono, ma ripeto per chi si fosse distratto: l'anarcoinsurrezionalista "Storia di un impiegato", del 1973, e l'omonimo con l'indiano del 1981, visto acquistare dai miei appena uscì e ultimo canonico fuoco d'artificio del nostro prima di passare a vario tipo di sperimentazioni.


Qualcosa più che quindici anni fa, io e Liliana siamo andati a vedere i Cramps. Come già documentato in Simone Lucciola - Lo-Fi, mi spiazzò e mi fece sentire un idiota perché partì il concerto e lei conosceva e cantava a memoria tutte le canzoni, mentre io sì e no un po' di vecchi classici che ripetevano la stessa strofa all'infinito, così almeno la potevo ricavare a braccio. Per questo motivo, e per tante altre cose che sono e rimarranno sempre nostre, va alla rossa sotto palco uno dei Santissimi chiave dell'intera serie: la rossa sul palco Poison Ivy Rorschach, con la sua consueta espressione tra l'infastidito e l'incazzato, just like a bad girl should. Di Lux diremo un'altra volta.

Sempre dopo quindici anni, sempre per volere di questa donna che ora forse finalmente crederà alla mia parola, torna il fondo blu blu blu blu blu blu blu blu su questi schermi.

And I say buzz buzz buzz.

martedì 7 maggio 2019

Bastimento carico di Santissimi - nona puntata: Layne Staley, Fred Buscaglione, King Diamond

La macchina del tempo Santissima si ferma eccezionalmente negli anni '90 per un Layne Staley con il suo tattoo psichedelico, su sfondo ovviamente plumbeo. Terzo pezzo della saga di Costanza, in memoria di un'icona sfortunata ma non sopravvalutata, perché a mio insindacabile parere gli Alice In Chains erano senz'ombra di dubbio i migliori del mazzo di Seattle (escludendo gli antesignani Mudhoney), e la band che fece quel video su MTV che mi folgorò per originalità e vero, fangoso malessere. Il disco era all about drugs. Lui cantava: "Some say we're born into the grave".



"Quando il grande poliziotto Peter Kan
Fu in un bar di Cincinnati un po' villan
Lì per lì senza riguardo sollevai un gran biliardo
E glielo misi al collo come un astrakan".

C'ho sbattuto un po', ma alla fine eccolo: il Santissimo di Fred Buscaglione su richiesta dell'amico Alessio Camerota, che ringrazio: ça va sans dire che Ferdinando/Fred è uno dei pochi grandi della nostra musica antecedenti ai fatali anni '60 a cui sentiamo tuttora il bisogno di genufletterci. By the way, questo non è il primo Buscaglione che faccio: il primo l'ho disegnato per il leggendario El Paso della sua natia Torino (Brigadisco night, benefit Radio Blackout 105.250, circa 2010), come tributo nel tributo a un vecchio manifesto dello stesso storico spazio occupato.

A volte ritornano. Criminalmente.


Un Santissimo che possiamo definire, per la prima volta nella storia della saga, decisamente metal. A grande richiesta del mio amico Giangiacomo Pignacoretti, meglio noto come Er Fantasma di Radio Onda Rossa 87.9, eseguo cantante danese di fama mondiale, ex giocatore di football, inconfondibile per i suoi falsetti satanici, i testi da romanzo gotico, e per il corpse paint che sfoggiava già nei primi anni ottanta, ispirando senz'altro il look dei black metallers. King Diamond, maledetti! Ed ora via con me a riscoltare almeno "Abigail" e "Melissa" dei suoi inossidabili Mercyful Fate, innalzando capicioccole al cielo.