[in alto: Simone Lucciola visto da se stesso, Ciro Fanelli, Alex Tirana, Hurricane Ivan]
[in basso: Simone Lucciola tout court]

sabato 9 giugno 2018

Bastimento carico di Santissimi - terza puntata: Ciampi, Gainsbourg, Weller, JLP

Ciampi, il livornese.
Da una foto ormai rara scattata per gli interni di uno dei suoi rari dischi, fornita da un ottimo Marco MetalFabbro che è anche il committente di questa illustrazione. L'idea era quella di realizzare un fondo del colore del mare profondo di notte: quella combinazione indefinibile tra blu, verde e nero che ho visto per tutta la vita immergendomi nel Mar Tirreno e che ovviamente riprodurre ad acrilici è un casino e tradurre con lo scanner un casino due volte. Dei milioni di bellissimi versi dell'unico poeta-cantante italiano che abbiamo mai avuto, mentre disegnavo mi venivano in mente questi:

"Prima un bacio, poi un altro,
ogni sera un addio,
lei gli porgeva il cestino
e sorrideva al destino.

Io non ho lasciato il mio cuore
a San Francisco.
Io ho lasciato il mio cuore
sul porto di Livorno.
Le luci si accendevano sul mare,
era un giorno strano,
mi rifiutai di credere che fossero lampare".

Ma voi penserete solo e soltanto al vino.


"Ho molto amato Gainsbourg, ma avevo paura di Gainsbarre": così Jane Birkin sul povero Serge, rovinato dalla fica e dal talento (il suo), che beveva lungamente e fumava un numero inquantificabile di Gitanes al giorno. Lo ritraggo quivi in tutto il suo splendore di chansonnier tra i massimi del secolo ventesimo, per la collezione privata dell'amico Marco De Annuntiis (chansonnier a sua volta, ascoltatevi QUI il suo disco "Jukebox all'Idroscalo"). Le Gitanes non sono d'epoca perché sono quelle di Marco, che io prima ho fumato e poi colorato a Pantone.


Originalissimi lucciola per true originals del punk italico: altra tacca sulla carlinga, e stravolentieri tiro fuori questo Paul Weller dei The Jam/The Style Council, sprotocollando verso l'ambito mod per la mia amica Roberta Pagnini, dal cui bed and breakfast "Stay free" è passato e passa ogni weekend per Roma tutto il punk-rock nazionale e internazionale - in ogni sottogenere - che viene suonato e ascoltato in città, sotto forma di persone fisiche di ogni sesso, lingua e stazza. Dopo questa dritta da un milione di dollari, Grazie di cuore a Roberta perché dopo anni mi ha portato a riascoltare "In the city" a loop per tre ore e m'è piaciuto, e anche perché ogni tanto ascolta stoicamente le mie paranoie, missione umanitaria non dovuta e fortemente santa...


Come down to the willow garden, con un secondo Jeffrey Lee Pierce su commissione della mia amica e squisita ospite Silvia Santa Pazienza, quindi pronto a partire per la Teramo punk'n'roll. 
Ultimamente sto cazzeggiando con un tubo di acrilico verde acqua, che però secondo me qui rende bene la torrida atmosfera californiana, unita a un che di mistico e trascendente (e richiama involontariamente, mi ha fatto notare l'altra amica Elisa, lo sfondo della copertina di "Miami"). Stay tuned for more Santissimi!

Nessun commento:

Posta un commento