Per il mio caro amico Marco De Giuli e per il giornale autoprodotto del suo Collettivo Interiors, numero fuori ora a titolo "Nostra Signora dell'Ipocrisia", scopro diverse carte sul tavolo e disegno due pagine scomode su questo tema attualissimo che mi propone: «[…] Nel saggio “Politics and the English Language” (del 1946), George Orwell sostiene che il decadimento del linguaggio sia diretta conseguenza del declino politico, economico e culturale della nostra civiltà: a tale riguardo, riporta alcuni esempi linguistici dell’epoca, dimostrando come la lingua sia andata incontro a fenomeni di usura e ipertrofia quali l’utilizzo superfluo di parole straniere e la trasformazione di concetti chiarissimi ma politicamente “scomodi” in corrispondenti perifrasi eufemistiche apparentemente più garbate ed eleganti, ma ricche di ipocrisia ed equivocità. Un meccanismo attraverso il quale il potere manipola il lessico e riformula grammatica e sintassi (la neolingua) per controllare i pensieri […]».
Che dirvi? Non mi va di fare mistero del mio scarso o nullo interesse per le neolingue e per le nuove formule inclusive (di che o di chi? Di quali specialità?), neanche in questa sede. Il vocabolario è una faccenda seria, e la scrittura vive di sfrondamenti e tagli, più che di aggiunte improbabili. Ci metto la faccia, partendo da alcuni ritratti fotografici di Pasquale de Bellis, che ringrazio di cuore.
Stay tuned for more rock'n'roll! Per le due tavole complete, accattatevillo!






















