[in alto: Simone Lucciola visto da se stesso, Ciro Fanelli, Alex Tirana, Hurricane Ivan]
[in basso: Simone Lucciola tout court]

sabato 3 novembre 2018

Bastimento carico di Santissimi - quinta puntata: Willy DeVille, Andrea Pazienza, Jack London, Claudio Lolli


"She gotta rose tattooed on her thigh
Dead men raise and sigh
And it drives my young blood wild
My baby's got the Cadillac walk"!

One shot one kill, iniziato stamattina e coup de grâce oggi pomeriggio all'ora del tè: il gitano Willy DeVille che avevo promesso al mio amico Hugo Bandannas per decorare le pareti di casa sua. Nel tirarlo giù, su abbastanza ovvi toni di rosso, mi sono sparato per svariate ore un greatest hits di quella band stratosferica che sono stati i suoi Mink DeVille, sognando di avere un giorno un quarto del suo talento di songwriter e interprete.

Se non me ne vado pure io a New Orleans, aspettatevi presto altri Santissimi.

P.S. Chi non sa chi cazzo sia DeVille ma nella sua beata ignoranza è vecchio abbastanza, forse l'avrà visto in TV dalla Dandini.


Il Santissimo d'APaz ho avuto giustamente una paura fottuta a farlo, perché troppi artisti stratosferici si sono autocandidati in questo improbabile cimento, ottenendo l'effetto di farmi inchinare come Wayne e Garth in "Wayne's World" al cospetto di Alice Cooper ("Non siamo degni, non siamo degni! Siamo cacchetta!"). Ma alla fine, visto che la mia amica Paola Romano insisteva e lo voleva proprio in questa specifica posa, mi sono detto sticazzi e l'ho fatto uguale, pensando che ne sarebbe venuto fuori fuori né più né meno che un Santissimo. Dunque ecco una prima versione Lucciola di Andrea Pazienza, di cuore, di getto e - perdìo - umilmente.

"Amore è tutto ciò che si può ancora tradire": ricordate? Ecco fatto.


Il Santissimo del giorno è Jack London, in una delle pose da tough guy che il geniale scrittore era solito assumere in parecchie delle tante fotosession (tantissime, per l'epoca) che si concesse nel corso della sua breve, folgorante e incasinata esistenza. Questo Jack, che c'ha messo oltre due giorni a venire fuori ma alla fine ho vinto io, è per Francesco Atripaldi, l'amico che mi ha introdotto alla London-mania regalandomi il "Martin Eden" che ho divorato, che ci linka e che ci fregherà in parecchi. Grazie di cuore, Francesco, avrai come minimo una controdedica - in risposta alla tua - sul retro zozzo di acrilico grigio di questa tavola sudatina.


Essendo io senza dubbio uno zingaro, seppur non esattamente uno degli zingari felici di cui parlava il grande cantautore bolognese (che abbiamo perso) nello storico, omonimo disco che dovreste andarvi a risentire, mi sparo questo giovane Claudio Lolli che va per un paginone della fanzine "Grog", e precisamente nel numero dove Zelda Zarathustra e Claudio D'ubaldo hanno deciso coraggiosamente di coinvolgermi (colgo l'occasione dell'anteprima assoluta per ringraziarli di cuore per l'invito).

Vuole essere, questo Santissimo, un tributo all'eskimo, ai nostri anni settanta e a tutto il desiderio di ribellione ed emancipazione giovanile che venne poi puntualmente disilluso, ma - aggiungo io - non è stato mai abbandonato del tutto. In epoca di vecchi (o giovani vecchi) stronzi al potere, mi sembra quanto mai attuale l'invito a riprenderci "la terra, la luna e l'abbondanza"...

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